Il Progetto per le Famiglie è parte integrante del progetto Educativo della Comunità poiché la ricerca di contatti, il coinvolgimento e l’impegno dei ragazzi interessano potenzialmente tutta la famiglia e per di più indicano altrettanto chiaramente il metodo da seguire.
L’aspetto sociale della dipendenza, richiede di affrontare i problemi sempre con la famiglia che costituisce il terreno sul quale si giocano le relazioni fondamentali del ragazzo, la base della formazione dei sentimenti psicologici e morali, l’universo di senso al quale ricondurre la normalità come la patologia dei comportamenti.
Il ricorso ai terapeuti della famiglia è richiesto nei casi in cui insorga chiaramente un comportamento disturbato nelle relazioni familiari. La Fondazione Exodus assegna al lavoro con le famiglie una funzione educativa che attraversa varie fasi:
Le fasi
- il coinvolgimento di entrambi i genitori;
- un intenso lavoro sui modi della comunicazione in famiglia, per ristabilirne la funzionalità;
- il confronto diretto tra le persone (padre e madre, padre e figlio, madre e figlio, tutta la famiglia), per affermare il metodo della chiarezza come fondamento dell’alleanza terapeutica;
- l’azione sulle motivazioni personali, per verificare costantemente la corretta finalizzazione dei comportamenti e delle azioni;
- la bonifica del linguaggio, per aiutare i genitori a non cadere nelle ‘trappole’ della
comunicazione malata in cui il ragazzo tende a trascinarli; - l’intervento sui livelli di autostima del padre e della madre, perché il ruolo educativo di entrambi non sia sminuito né indebolito da una percezione sbagliata di sé;
- l’intervento sui rapporti con il figlio in difficoltà e con gli altri figli, per indicare chiaramente ai genitori ed intervenire con essi sulle problematiche di qualunque genere i figli siano portatori (l’azione dei genitori sui problemi aperti dinamizza la vita della famiglia, fornendo al ragazzo in difficoltà un motivo di speranza, in quanto il cambiamento che si richiede a lui viene già praticato dalla famiglia, che si qualifica così come stimolo al cambiamento);
- l’indicazione forte dell’approccio multimodale (medico-psicologico-sociale) e a rete (centri di ascolto – Ser.D. – Comunità), come via per superare la tendenza del ragazzo all’autoterapia e per rispondere al bisogno di contenimento del suo io frammentato;
- i colloqui riservati con la singola coppia di genitori.
Modalità di attuazione
Il percorso prevede la realizzazione di incontri mensili con gruppi di famiglie.
Crescere significa separarsi, cambiare, differenziarsi, il processo di crescita è sviluppo progressivo di capacità di relazione verso l’autonomia.
Motivazione: pensiamo che parallelamente al cammino dei ragazzi, sia utile offrire anche alle famiglie (genitori, fratelli, partner) la possibilità di effettuare un cammino di revisione attraverso gruppi di auto-aiuto bimestrali. Gli incontri si prefiggono di seguire ogni singola famiglia nel suo coinvolgimento con l’iter educativo del ragazzo. Questo lavoro si interseca e collabora con alcuni momenti specifici del percorso comunitario.
Gli incontri si articolano in: colloqui di conoscenza, individuali o con nuclei familiari; stimoli al cambiamento delle relazioni familiari attraverso un processo di autoconsapevolezza, presa di coscienza e maturazione personale.
Obiettivi:
Rafforzare la fiducia in se stessi in quanto genitori, indicare strategie per essere una “famiglia che sostiene”, mettere in atto atteggiamenti educativi che “aiutano la crescita”, per prepararsi come genitori ad affrontare il rientro in famiglia dei figli.