Gli incentivi da soli non bastano
“Ci? che fa bene ai giovani fa bene al paese”.?Si ? espresso cos? il Governatore Draghi e cos? lo ha ripreso il premier Monti parlando ieri davanti al Forum nazionale dei giovani, organizzazione della quale fa parte anche Exodus.
?In Italia il 29 per cento dei fondi strutturali per il 2007-2013, pi? di 8 miliardi di euro, sono potenzialmente destinabili alla lotta alla disoccupazione giovanile. 460 mila giovani potrebbero beneficiare di questo piano di riallocazione dei giovani a livello europeo? spiega Monti. Il presidente del Consiglio si dice consapevole per? delle difficolt? a trovare lavoro che i ragazzi incontrano nel nostro Paese: ?I giovani sono tra le categorie sociali quella che sta subendo e ha subito di pi? la crisi. Di questo il governo ? consapevole?. Per il premier ?le minori certezze non significano necessariamente minori opportunit?. Al contrario, avere un sogno in tasca ? il pi? bello degli incentivi?.
Gi?, avere un sogno in tasca. Questo ? il problema.
Non c’? dubbio che senza il governo Monti chiss? oggi dove sarebbe il nostro Paese. Un governo che forse non sta riuscendo a fare rivoluzioni ma che certamente ha cominciato ad introdurre un po’ di rigore. Il lavoro da fare ? tanto e l’incisivit? dovrebbe essere ben altra che non la riduzione di qualche decina di parlamentari.
Ma, detto questo, ci pare che continuare ad affrontare la questione giovanile dal punto di vista esclusivamente economico rischia di essere riduttivo.
Non credo che nel dopoguerra ci fossero maggiori risorse ed opportunit? per favorire l’occupazione giovanile. Non credo che in alcune aree del paese, in seguito a disastri naturali, la ricostruzione del tessuto produttivo sia avvenuto solamente grazie agli incentivi.
La realt? cambia quando abbiamo in tasca un sogno da realizzare. E molti giovani danno una svolta alla loro vita, non arrendendosi alla disoccupazione, proprio perch? hanno un sogno in tasca da realizzare.
Ma un incentivo di questo tipo ha poco a che fare con gli euro e molto di pi? con la capacit? che abbiamo, come adulti, come Istituzioni, come scuola e come rete educativa non formale di raccontare ai ragazzi che senza sogni non si pu? vivere. Altro che tenere d’occhio continuamente lo spread. Teniamo d’occhio continuamente le nostre tasche. Non per tastare denaro ma per verificare quanti sogni abbiamo da realizzare, con chi condividiamo questi sogni e quanto riusciamo a testimoniare ai ragazzi, alle nuove generazioni che senza sogni non si pu? vivere.
Se quando un padre torna a casa, quando un insegnante entra in classe, quando un sindaco apre la giunta, quando un catechista racconta il vangelo non c’? un sogno da realizzare, come possiamo pensare che le giovani generazioni imparino a vivere orientati dai propri sogni, anzich? da certe illusioni?
? nostra e di tutti, non solo del governo, la responsabilit? di fare in modo che i ragazzi possano essere protagonisti della riconversione del Paese. Ma per questo c’? bisogno di avere un sogno in tasca da realizzare. E invece gli adulti sono sempre pi? fragili. Pensate all’incremento incredibile di suicidi di fronte alla crisi. Pochi giorni fa una ragazzina di quindici anni ha salvato il padre che si stava impiccando. Non ? forse rappresentativo ma ? certamente emblematico di una societ? che sta cambiando e che ha forse la radice dei propri mali proprio nella fragilit? degli adulti.
Riprendiamo a sognare, a promuovere ideali forti, a costruire progetti. I ragazzi impareranno a fare altrettanto e l’Italia sar? un Paese migliore. Gli incentivi da soli non bastano.