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Cazza la randa!

Cazza la randa!

L’attività della barca a vela nella Comunità Exodus è un elemento significativo del percorso riabilitativo per i ragazzi, rappresentando un’esperienza educativa e motivazionale. Essa si inserisce nelle attività sportive e ricreative proposte dalla comunità, con l’obiettivo di favorire la socializzazione, l’autodisciplina e il lavoro di squadra.

Il contesto della navigazione, in particolare della vela, offre un’opportunità unica per imparare a collaborare, superare le sfide, e affrontare il mare aperto come metafora delle difficoltà della vita. Questo tipo di attività, che richiede impegno e concentrazione, è particolarmente utile per rafforzare la fiducia in sé stessi e negli altri, competenze fondamentali nel percorso di recupero​​​.

In collaborazione con:
Il racconto dei protagonisti
Stefano

Prima “uscita didattica”, almeno per quanto mi riguarda, con la comunità, escursione in barca a vela. Come ogni viaggio che si rispetti inizio con il parlare della partenza, contraddistinta tra le chiacchiere e contornata da battute, tutto nella norma, niente di speciale. Una volta arrivati a destinazione e parcheggiato il van, ad accoglierci c’era il comandante della barca insieme a due fotografi, videomaker che ci hanno accompagnato in questa bellissima esperienza. Prima di salire in barca il comandante ci ha fatto un infarinatura generale per quanto riguarda i nomi degli oggetti a bordo e il gergo usato sulla barca, dopo questa breve ma intensa lezione nautica ci siamo… si parte!

Una volta usciti dall’ormeggio e spiegate le vele, il senso di pace di aver lasciato tutte le preoccupazioni sul molo assieme alle cime mi assale, o meglio ci assale, non ci voleva di certo un genio per leggere le facce rilassate in tutto l’equipaggio. Vorrei parlare dei dettagli tecnici e di tutte le varie manovre spiegateci durante il viaggio, ma sarò sincero, non ho prestato alcuna attenzione ma non per colpa mia, o meglio, non direttamente. Causa della mia distrazione il mare, così egocentrico che vuole che chiunque lo guardi, una trappola per topi per gli occhi che restano incollati all’orizzonte.

Primo pensiero, o meglio prima immagine che mi viene in mente, mio padre! O meglio gli occhi, blu come il mare, gli stessi occhi in cui cerco approvazione da quando sono piccolo e gli stessi da cui scappo da un paio di anni, perché creano sguardi che mi mettono a disagio. Il primo pensiero anche se banale, è la speciale capacità del mare di tranquillizzarti, metterti a tuo agio, con le onde piacevoli che ti cullano e la leggera brezza che sa accarezzarti la faccia.

Il secondo è il silenzio che lo contraddistingue, un silenzio assordante impossibile da non sentire, un silenzio così piacevole da farti sentire in colpa nel caso lo rompessi. Un silenzio che sa ascoltare tutti i pensieri e le paure che ti frullano per la testa ma senza mai darti una risposta. Perché è li davanti a te che risulta così banale perché non importa quanto a fondo nascondi le paure o quanto lontano scappi dai problemi perché prima o poi torneranno sempre a riva.

Il terzo quello che più mi ha tormentato durante questo viaggio, la gelosia. La gelosia che mi ha travolto nei confronti del mare da quando l’ho visto. La gelosia che ho provato nel fatto di far credere a tutti di essere apparentemente bello, calmo, innocuo come se non nascondesse niente, come se non fosse un cimitero a cielo aperto, come se in un attimo non potesse ribaltare barche distruggere intere città. Tralasciando tutto questo, sono morbosamente geloso della facilità con cui riesce a cancellare qualsiasi tipo di orma a riva, non importa quante siano o di che grandezza e vorrei che facesse lo stesso con i pensieri che mi affollano la testa, ma so che è chiedere troppo.

Pensando a tutto questo, una volta uscito dalla mia “bolla” eravamo ormeggiati a porto di nuovo, poiché il giro era concluso, ed io come al solito ero riuscito a perdermi nei pensieri e a non godermi l’attimo. La giornata è proseguita con un rigoroso pranzo al sacco e l’immancabile tappa caffè. Ho ritrovato quella semplice ma straordinaria normalità che da tempo mi mancava. Perché in fondo si sa, ci accorgiamo del valore delle cose solo quando lo perdiamo, una frase vera e un po’ banale.

Riccardo

Eccomi qua, volevo raccontare un po’ come è andata quando l’educatrice Elena mi ha comunicato che anche io sarei andato con loro, rimasi molto sorpreso perché non me lo aspettavo, ero molto emozionato. Chiamai subito mia zia e glielo dissi, era contenta perché a lei piace andare sulla barca a vela, perché lei ci va sempre con i suoi amici è proprio una passione. Sarò sincero, non credevo che mi potesse piacere perché non me lo immaginavo così. Credevo fosse più complicato, siamo arrivati al porto dove ci aspettava il comandante della barca e i videomaker, devo essere sincero mi sono sentito importante, mi piaceva essere ripreso e fotografato. Prima di salire sulla barca ci ha spiegato prima di tutto come funziona la barca, con un piccolo modellino della sua barca e poi siamo saliti sopra che è stata un’impresa almeno per me…perché mi preoccupava il fatto più di salirci che andare a largo. Ci ha spiegato tutti i tipi di manovre e come issare le vele, è stato molto semplice e poco faticoso. Quello che mi è piaciuto più di tutto è stato portare la barca con solo le vele alzate senza il motore che fosse acceso, ma solo con la forza e la spinta del vento sulle vele. Mi sentivo libero, tutti i miei pensieri e i problemi in quel momento erano svaniti. Al ritorno abbiamo ringraziato per l’esperienza passata insieme. Poi siamo andati a pranzare sulla spiaggia e poi ci siamo presi la crep con la Nutella, ero molto felice. È stata una giornata bellissima, grazie Elena e Gabriele.

Vento

Il vento che mi accarezza

Brividi come una tempesta

Sei la mia fortezza, fai svanire

La mia tristezza.

Simone

Era tanto tempo che non uscivo dalla comunità, per questo come al solito è stato molto piacevole, però rispetto alle altre uscite il fatto di essere stato scelto insieme agli altri mi ha gratificato e mi ha confermato che sto andando nella direzione giusta. Vivere dei momenti di approccio alla vita sociale insieme agli altri, dopo 15 mesi di comunità, ancora è strano, ma in senso buono, penso che queste esperienze mi facciano sentire parte di qualcosa, sentirmi più motivato, ricordarmi che fuori c’è un mondo che ancora devo scoprire. Non ero mai andato in barca a vela, ma il mare mi ha sempre rilassato, infatti, la parte più bella, secondo me, è quando si spengono i motori in mare aperto e si aprono le vele, si prova un senso di pace inspiegabile. Abbiamo portato a turno tutti la barca ed è stato molto divertente, dopo tre ore di navigazione siamo tornati al molo, siamo andati a mangiare in spiaggia e poi ci siamo presi un gelato tutti insieme. Per me è un’esperienza da rifare perché questi momenti non sono solo ricreativi, ma sono spunti di crescita personale e collettiva.

Israel

Questa esperienza sulla barca a vela l’ho gradita molto perché ha suscitato dentro di me delle emozioni positive, felicità, gioia, libertà, leggerezza, tranquillità. È stato importante capire gli strumenti della barca che aiutano a cambiare la direzione delle vele soprattutto sapere in mare dove tira più vento e dove il fondale, superficie è più scura. Questo mi ha insegnato che nella vita ci sono tante passioni che non so e non devo essere limitante ma andare alla ricerca di nuove avventure.
Eccomi qui su una barca a vela,
guardo il mare e vedo tutto l’atmosfera
intorno ame c’è solo il silenzio
toglie in me ogni pregiudizio
guidata solo dal vento mi sentivo leggero e spensierato
i mei ricordi svaniscono
mi sento leggero.